Le sculture in marmo di Carrara di Fabio Viale che rotolano come sassi in fondo all'antica cava

All images Courtesy Fabio Viale

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Fabio Viale è un virtuoso della scultura in marmo. Parte dalle forme classiche per rivisitare il risultato in chiave contemporanea (qui le sue sculture tatuate). Conosce talmente bene il materiale che ne usa diversi tipi a seconda delle esigenze narrative . A quello di Carrara è dedicata la performance “Root’la” ambientata proprio nelle cave più famose d’Italia.

“Root’la” è un gioco di parole tra il termine inglese root (radice) e il verbo italiano rotolare. Il titolo riassume il significato e l’azione della performance. Nell’opera che si è svolta alle cave di Carrara (Toscana) Viale ha, infatti, portato delle copie di sculture classiche (ovviamente realizzate da lui in marmo di Carrara) in cima agli scavi, per poi lasciarle cadere giù per il pendio.

L’azione è chiara (le sculture hanno rotolato fino a valle), il significato tutto sommato anche (le opere attraverso quello che è successo hanno ritrovato le loro radici).

Fabio Viale ha così spiegato in un video che ho inserito in coda a questo post: “La mia idea è stata quella di andare su uno di questi con delle opere e poi buttarle giù a valle. Lo suggeriva già Michelangelo, dopo di lui Arturo Martini, cioè di usare il ravaneto come se fosse uno strumento di scultura. Perchè le opere quando rotolano, quando cadono a valle, in parte si distruggono ma in parte si alternao., si modificano e divengono un tutt’uno con la montagna (…) e questo percorso diviene un po’ la metafora della nostra vita

Per vedere altre sculture in marmo di Carrara di Fabio Viale, così come in molte altre rocce calcaree, basta dare uno sguardo all’account Instagram dell’artista piemontese. Per ammirare dal vivo invece la splendida KOURUS e altre sculture recenti dal 27 giugno al 4 ottobre a Pietrasanta (Lucca) si terrà la mostra “Truly” (organizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali).

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Fabio Viale che fa tatoo su iconiche sculture in marmo

images courtesy of fabio viale

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Fabio Viale realizza copie delle sculture che hanno fatto la Storia dell’Arte e poi le riempie di tatoo stile gangster. Ma non si limita a dipingerli: fa penetrare il colore nel marmo proprio come si trattasse di un vero tatuaggio. Ha collaborato persino con dei chimici per raggiungere il risultato desiderato.

Scultore vecchia maniera, il piemontese Fabio Viale, ama spiazzare l’osservatore attraverso contrasti che si manifestano in modo semplice e inaspettato come tatuaggi, appunto, sulla marmorea pelle di una scultura classica. Passato\ presente, pesante\ leggero\, sacro\profano., prezioso\ pop si uniscono in matrimoni improbabili che tuttavia non possono che dirsi riusciti.

Come molti suoi colleghi che hanno scelto di lavorare il marmo ne è affascinato e le sue provocazioni passano sempre da lì. Così nel suo lavoro troviamo una barca di marmo bianco che galleggia e funziona perfettamente, copertorni in marmo nero talmente simili ai loro parenti in gomma da suscitare stupore (simula persino i segni d’usura) e statue apparentemente antiche che contemporaneamente sembrano fatte di polistirolo. Miracoli della tecnologia? Macchè Viale fa (quasi) tutto a mano (e nel caso del finto polistirolo in cui modella pazientemente bolla a bolla.si arma anche di una pazienza certosina).

Nella serie dei tatoo, Fabio Viale realizza copie perfette dell’orginale. O quasi. Il Laocoonte, per esempio, si differenzia dal gruppo scultoreo conservato ai Musei Vaticani perchè il protagonista è solo. E, certo, ha il corpo ricoperto da un tatuaggio intricato e decisamente splatter. Ma non è la citazione della fantasia di un maestro dell’horror, è la copia dell’affresco della cattedrale di San Petronio di Bologna (L’inferno) di Giovanni da Modena. La Venere di Canova (o Venere Italica) invece si accontenta di avere sulla pelle fiori e motivi ornamentali copiati direttamente alla yakuza.

In un’ intervista rilasciata alla rivista online designboom Viale ha spiegato: “È un incontro tra vita e morte, tra sacro e profano. Una combinazione, le relazioni tra questi due insiemi, si traducono in un solido legame che crea energia: il preconcetto che abbiamo della bellezza classica e la durezza insita in un certo tipo di tatuaggio criminale provocano sussulto e meraviglia.”

Fabio Viale, che distrugge anche le sue opere facendole rotolare nelle cave di Carrara (ne parlerò più avanti), può essere seguito anche su Instagram.

il Laocoonte tatuato con l’Inferno di Giovanni da Modena

il Laocoonte tatuato con l’Inferno di Giovanni da Modena

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Marmo lavorato per dare l’effetto polistirolo

Marmo lavorato per dare l’effetto polistirolo

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particolare pneumatico in marmo nero

particolare pneumatico in marmo nero

Venere Italica con tatuaggi usati dalla yakuza

Venere Italica con tatuaggi usati dalla yakuza

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Tayuaggi della mafia russa

Tayuaggi della mafia russa

Biennale di Venezia 2019| Andreas Lolis che scolpisce in marmo, alla maniera degli antichi, sacchi dell'immondizia e vecchie scatole di cartone

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

L’artista Andreas Lolis ironizza sulla contemporaneità usando la tradizione classica. Nato in Albania ma residente ad Atene, lavora il marmo con virtuosismo, facendo riferimento alla scultura greca. Solo che nelle sue opere gli dei lasciano spazio ai giacili improvvisati dai senza tetto, la perfezione ai sacchi dei rifiuti, il piedistallo ad angoli nascosti in cui le opere cercano di mimetizzarsi.

Andreas Lolis partecipa alla Biennale d’Arte di Venezia 2019, “May you Live in Interesting Times” (curata da Ralph Rugoff), con due composizioni scultoree iperrealiste, collocate all’esterno delle aree espositive principali (Arsenale e Padiglione Central dei Giardini).

In mezzo alla vegetazione del Giardino delle Vergini (Arsenale) Lolis ha creato una panchina di marmo verde, su cui sono stati posizionati un vecchio materasso e un cuscino logoro di marmo bianco. Difficile da individuare per la somiglianza con un vero letto improvvisato, l’installazione, dà prova dell’abilità di Lolis, inducendo sentimenti contrastanti (stupore, ironia, compassione). Il manuale della manifestazione, la spiega in questo modo: “Si tratta di opere nate dl desiderio di parlare commemorandolo, del ‘paesaggio della crisi’ della Grecia contemporanea. Le ricerche indicano che ad Atene una persona su sette è senza fissa dimora e questo le è accaduto negli ultimo cinque anni.”

Il desiderio di congelare ciò che è precario, mettere al centro della scena quello che è stato scartato, rimosso, abbandonato, ritorna anche nel complesso di sculture realizzato per i Giardini (che accolgono il visitatore accanto il portone d’ingresso del Padiglione Centrale). Ci sono tre sacchi della spazzatura, un cartone portavivande fradicio e altri rifiuti. Tutto è stato scolpito in marmo con una padronanza tecnica ineccepibile. I sacchi dell’immondizia realizzati in nero del Belgio, in particolare, fanno capire come nulla sia lasciato al caso: persino le venature simulano le tensioni della plastica e concorrono con la luce a rendere più vive le forme.

Le sculture iperrealiste di Andreas Lolis rimarranno esposte alla Biennale di Venezia fino al 24 novembre 2019.

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli (particolare). Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli (particolare). Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018 . Marble, wood, steel. Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018 . Marble, wood, steel. Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli (particolare). Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli (particolare). Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018 . Marble, wood, steel. Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018 . Marble, wood, steel. Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Andreas Lolis , Untitled, 2018. Marble. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia