Le eleganti sculture riparate con il kintsugi da Yeesookyung

“Translated Vase” (2018), ceramic shards, epoxy, and 24K gold leaf, 102 × 77 × 77 centimeters. All images by Yang Ian, courtesy of Massimo De Carlo

La Corea del Sud non è solo suspence e cine-crudeltà alla Squid Game. Anzi. Artisticamente molto vivace, spesso si dimostra capace di rileggere la realtà e le sue stesse tradizioni in una chiave innovativa. Ne è un esempio la serie “Translated Vase” di Yeesookyung (ne ho già parlato qui), già inclusa nella Biennale di Venezia, che rimette, letteralmente, insieme i cocci delle porcellane orientali per ricavare delle forme inaspettate. Raffinate e sottilmente inquietanti. Blobbose e apparentemente poco equilibrate ma che alla fin fine stanno in piedi benissimo.

Delle sculture che sono un po’ dei Frankenstein di bell’aspetto, solo apparentemente fragili, saldate come sono con l’oro del kintsugi.

L’artista coreana Yeesookyung, infatti, gioca su questo paradosso, legando i frammenti di splendidi vasi del suo Paese natale con la tecnica giapponese del kintsugi che serve a riparare ed evidenziare la bellezza delle ferite.

Ogni scultura è come un complicatissimo puzzle tridimensionale. Le tessere non combaciano mai perfettamente ma poco importa, è compito dell’artista inventarsi delle nuove corrispondenze e appianare gli stridori dei punti inconciliabili, con resina epossidica e foglia d’oro a 24 carati. Per ironia della sorte dopo questo trattamento quelli che prima erano delicati manufatti diventano resistentissimi. Tanto che Yeesookyung ne ha parlato come di una sorta di autoritratto.

“Sono attratta dalle cose fallite, rotte o effimere- ha dichiarato in un’intervista- Gli oggetti che si sono spezzati mi danno la possibilità di intervenire. Non si tratta di riparare o curare, ma di celebrare la vulnerabilità dell'oggetto e in definitiva me stessa”.

Nella serie “Translated Vase”, Yeesookyung, cita il perfezionismo dei ceramisti coreani che hanno l’abitudine di gettare tutti i pezzi che hanno un minimo difetto. E ironizza su questo vizio usando il kintsugi. In coreano infatti sia per la parola crepa (un difetto) che per la parola oro (un materiale nobile) si usa il termine Geum.

“Per me- ha dichiarato- un pezzo di ceramica rotta trova un altro pezzo, e si affidano l'uno all'altro. L'uso dell'oro nelle fessure tra di loro è legato alla lingua coreana”.

Le sculture riparate con il kintsugi da Yeesookyung nella serie “Translated Vase”, compaiono, nelle loro centinaia di varianti, sia sul sito internet dell’artista che sul suo account instagram.

“Translated vase” (2020), ceramic shards, epoxy, and 24K gold leaf, 70 × 54 × 55 centimeters. All images by Yang Ian, courtesy of Massimo De Carlo

“Translated Vase” (2018), ceramic shards, epoxy, and 24K gold leaf, 102 × 77 × 77 centimeters

“Translated vase” (2020), ceramic shards, epoxy, and 24K gold leaf, 22 × 22 × 20 centimeters

Yee Sookyung ha punteggiato con torri di pietre ricoperte d’oro la zona demilitarizzata coreana

Installation view. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Labor Party Office; Rocks, 24K gold leaf, urethane paint Courtesy of the artist Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

Installation view. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Labor Party Office; Rocks, 24K gold leaf, urethane paint Courtesy of the artist Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

L’artista sudcoreana Yee Sookyung è conosciuta soprattutto per la serie ‘Translated vase’, che ha presentato anche alla Biennale di Venezia di quest’anno. ma la sua opera è in realtà molto variegata. Si va dalla pittura all’illustrazione alla scultura fino alla performace. Che li accomuna tutti è una sottile ironia e il richiamo alle tradizioni coreane, con una particolare predilezione per quelle artistiche in ambito religioso.
E’ il caso delle installazioni ‘You were there: DMZ Project 2017’ che Yee Sookyung ha realizzato per la zona demilitarizzata coreana (la DMZ che separa il democratico sud dal regime di Kim Jong-un).

Le sculture che punteggiano in pianta stabile un’area relativamente sicura del confine, sono fatte di rocce prelevate in zone di conflitto. O meglio. a volte sono semplici rocce posate per terra, altre solo piccole torri di sassi. Una forma minimale che contrasta con la ricchezza della foglia d’oro 24 carati di cui ognuna è stata ricoperta. Yee Sookyung per rivestirle ha usato un’antica tecnica coreana che serve a dorare in modo perfetto le statue di Buddha.

Le opere (installate lo scorso anno prima della fragile distensione portata dalle Olimpiadi) risaltano nel grigiore del paesaggio circostante con la ricchezza del loro colore e messi come sono, i sassi, sembrano ironizzare sul precario equilibrio della zona di confine.

La zona demilitarizzata che divide la Penisola Coreana in due parti, a dispetto del nome è la frontiera più armata del mondo. Intorno, però, per via dell’abbandono dell’uomo, si è creato un parco naturale ‘involontario’ . Tanto che l’area è oggi riconosciuta come uno degli habitat della zona temperata meglio preservati al mondo

Per avere altre informazioni sull’opera di Yee Sookyung si può consultare il suo sito internet.

Installation view. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Peace and Culture Square; Courtesy of the artist Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

Installation view. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Peace and Culture Square; Courtesy of the artist Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

 Detail. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Peace and Culture Square; Courtesy of the artist Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

 Detail. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Peace and Culture Square; Courtesy of the artist Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Peace and Culture Square; Rocks, 24K gold leaf, urethane paint Courtesy of the artist Supported by Cheorwon-gun, Korea Curated by Samuso Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Peace and Culture Square; Rocks, 24K gold leaf, urethane paint Courtesy of the artist Supported by Cheorwon-gun, Korea Curated by Samuso Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

Detail. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Labor Party Office; Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

Detail. You Were There: DMZ Project 2017 : DMZ Labor Party Office; Photo: Yang Ian ⓒYeesookyung

Biennale Venezia 2017| La sculturona di Yee Sookyung per VIVA ARTE VIVA fatta di vasi rotti rimessi insieme con il kintsugi

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

La nuova scultura monumentale dell’artista coreana Yee Sookyung (di cui ho parlato qui) per VIVA ARTE VIVA (la grande mostra della Biennale di Venezia 2017, curata da Christine Marcel), a spanne supera i 2 metri di altezza. Ed è fatta interamente di ceramiche rotte.

Se si osserva con attenzione si vedono frammenti di vasi, soprammobili, stoviglie, teiere, cose così. Ma la forma è del tutto cambiata, la destinazione d’uso degli oggetti solo un ricordo.
Nella serie “Translated vase”, Yee Sookyung raccoglie le ceramiche andate in frantumi e le mette insieme a casaccio. O meglio seguendo una nuova logica, basata su una forma incontenibile e sulla decorazione. Per farlo usa l’antica tecnica giapponese del kintsugi (o kintsukuroi), che con il suo filo d’oro, regala alle sue opere grazia e ricchezza. Oltre a esprimere un’opinione su un sistema economico modellato su se stesso.

“Translated Vase - scrive Christine Marcel nell’introduzione di VIVA ARTE VIVA della Biennale d’arte 2017 - comprende al contempo la ricerca di vasi coreani in ceramica la loro distruzione sistematica e la loro riconfigurazione in sculture eleganti e deformi, come affette da escrescenze contro natura. La rilettura di antiche tradizioni operata da Yee Sookyung, in particolare la tensione tra raffinatezza e rifiuto della perfezione codificata, è centrale anche nelle sue performance, come quella creata per la Biennale Chasing the sun’s orbit (…)”.

La scultura monumentale di Yee Sookyung esposta a VIVA ARTE VIVA è installata all’Arsenale, nella sezione “Il Padiglione delle tradizioni” (la mostra è composta di nove capitoli che costituiscono dei padiglioni a se stanti) e si potrà osservare per tutta la durata della Biennale di Venezia 2017 (fino al 26 novembre)

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia