Un designer fa danzare le lettere dell’alfabeto in un colorato video d’animazione

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Ci sono lettere dell’alfabeto simili a mobili minimal che fanno ginnastica, bocche di una vasca a idromassaggio che si trasformano in numeri e così via. Le parole d’ordine di questo breve video sono colore e musica. I protagonisti incontrastati: i caratteri tipografici.

Il designer statunitense Ben Huynh ha partecipato alla maratona tipografica (ebbene si esiste anche quella) 36 Days of Types. In cui i creativi di tutto il mondo sono chiamati a proporre una lettera del nostro alfabeto al giorno per 36 giorni. E si è accorto che il risultato di questo sforzo in movimento sarebbe stato molto più espressivo.
In questo breve video Ben Huynh si è, insomma, limitato ad animare tutti i caratteri tipografici che aveva già creato. A fare la differenza è la colonna sonora “Sunrise”, del gruppo tailandese Gym and Swim , che accompagna i movimenti di lettere e numeri, che sembrano ballare. Trasformando il cortometraggio animato in un originale e coloratissimo video musicale.

Per creare i simpatici protagonisti di questo mini-film Ben Huynh si è ispirato soprattutto a forniture per ufficio (graffette, nastro adesivo ecc.), mobili di design e luci al neon.

36 Days of Types, che nasce da un progetto personale di una coppia di designers di Barcellona poi esteso a tutti i creativi via Instagram, ha chiuso le richieste per la nuova edizione all’inizio di questo mese. I caratteri tipografici selezionati si possono vedere su Instagram.

Ben Huynh, da parte sua, non era alla prima esperienza con questa maratona, e già aveva trasformato il risultato in video d’animazione. Per vedere i corti che aveva elaborato ai tempi o le lettere in versione statica basta dare uno sguardo ai suoi account Vimeo ed Instagram. (via Colossal)

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Le ville e i castelli europei abbandonati insieme ai loro pianoforti nelle poetiche fotografie di Romain Thiery

Romain Thiery, 'Requiem for pianos'. All Photos Courtesy Romain Thiery

Romain Thiery, 'Requiem for pianos'. All Photos Courtesy Romain Thiery

Nei castelli e nelle ville europee del passato un pianoforte non poteva mancare. E’ facile figurarsi la scena. Meno immediato è immaginare come alcune di quelle stanze, un tempo lussuose, appaiano oggi, dopo decenni di abbandono. E soprattutto che in ognuna di esse ci sia ancora un pianoforte. 

Lo ha scoperto il fotografo francese Romain Thiery, che ha deciso di dedicare una serie di immagini a questa curiosa circostanza. L’ha chiamata ’Requiem for Pianos’ e per realizzarla ha girato tutta Europa.

“Io stesso pianista- scrive sul suo sito web- sento l’emozione prendere il sopravvento quando scopro un piano lasciato all’abbandono. E’ il punto culminante della mia arte: le mie due passioni si ritrovano infine riunite in un solo ed unico sentimento.

Nella serie ‘Requiem for Pianos’, Romain Thiery, mixa romanticismo e inquietudine, struggimento e rifiuto.

D’altra parte Thiery parla della bellezza di fronte allo scorrere del tempo. In qualche modo della morte. Un tema che poteva risultare ostico se il fotografo non avesse livellato le asperità con una luce uniforme ma non innaturale. Il risultato è raffinato: quasi tono su tono. I tagli ariosi e il più possibile simmetrici (in contrasto con la sporcizia e il disordine di una casa abbandonata) fanno il resto.

“In un disordine che da solo pone mille domande si erige quindi un piano che anche se coperto di spessa polvere, non smette di imporre la sua nobiltà, questa grandezza radicata nel profondo della nostra cultura. E sta alla tecnica del fotografo tirare fuori questa bellezza arrogante che spesso relega tutto il resto in secondo piano.”

Per vedere altre fotografie di Romain Thierry, sia della bellissima ’Requiem for Pianos’ che di altre serie, si può dare uno sguardo al suo sito internet. E’ anche possibile seguirlo via Instagram o Facebook.

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Alex Chinneck fa un nodo ad un antico orologio a pendolo

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Le opere dello scultore britannico Alex Chinneck partono da un’idea semplice (e candidamente umoristica) per approdare a risultati che lasciano a bocca aperta. 
E cosa c’è di più semplice (ma inattuabile) che immaginare di fare un nodo ad un oggetto di solido legno come un antico orologio a pendolo? 
E invece è proprio quello che Chinneck ha fatto in “Growing up gets me down” attualmente in mostra ai grandi magazzini Liberty London

Le installazioni di Alex Chinneck fondono arte, scenografia e rigore tecnico, per raggiungere quello che è stato definito “surrealismo urbano”. Anche se con l’inconscio non hanno niente a che vedere, il paragone non è azzardato. C’è il cambio di consistenza di elementi quotidiani, la sensazione di entrare in un mondo alternativo e la città con la sua storia. Spesso si tratta di interventi su larga scala (come la facciata di un palazzo che scivola per terra). Ma non sempre, perché Chinneck talvolta reinventa anche oggetti quotidiani. Come nel caso di appunto della pendola di “Growing up gets me down”.
Ovviamente non si tratta di una scultura che riproduce una pendola antica ma di un vero orologio d’epoca.

D’altra parte Alex Chinneck recentemente aveva già annodato la colonna di una galleria d’arte (ne ho parlato qui). In mostra ai Liberty London anche una scopa di legno. Annodata, ca va sans dire. (via Designboom)

alex chinneck, growing up gets me down; all images courtesy of charles emerson

alex chinneck, growing up gets me down; all images courtesy of charles emerson

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