In Europa i tombini nella migliore delle ipotesi sono testimonianze di storia locale a cui nessuno fa caso. A volte hanno un design particolare ma lo smog e l’usura finiscono per uniformarli al manto stradale e a renderli di fatto trasparenti.
I tombini giapponesi invece, spesso coloratissimi, e dal design infinitamente vario, si sono nel tempo trasformati in una meta turistica. Cambiano a seconda della municipalità. E recentemente sono stati persino effigiati su una serie di tessere da collezione (come le figurine dei calciatori per intenderci, ma senza un lato adesivo).
L’idea di personalizzare i tombini a seconda della città venne nella seconda metà del ‘900 a un funzionario del Ministero delle Infrastrutture. L’uomo riteneva si trattasse di una buona strategia per sensibilizzare i contribuenti e convincerli a finanziare costosi impianti fognari.
L’intuizione ebbe un grande successo. Ci furono dei concorsi e le città cominciarono a gareggiare le une con le altre per presentare tombini dai disegni sempre più belli.
Oggi, secondo diverse fonti, ci sarebbero 6mila diversi design. Spesso decisi in accordo con la comunità locale. I motivi ricorrenti sono legati alla natura (fiori, uccelli, piante) ma sui tombini di ogni municipalità compare qualcosa che la caratterizza e anche le mascotte, a volta, fanno la loro comparsa.
A tenerne scrupolosamente nota in ogni caso c’è la Società Giapponese dei Tombini.
Dal 2014 si tiene anche un summit dedicato ai tombini. E proprio in occasione di una di queste riunioni di entusiasti sono state distribuite le prime tessere collezionabili.