Un artista ha lavorato un anno e mezzo per ricoprire con centinaia di specchietti un bunker della seconda guerra mondiale

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Si fa chiamare Anonyme perché, almeno in teoria, ha violato la legge modificando un edificio di proprietà dello Stato. Ma quello che è riuscito a fare questo artista sulla spiaggia atlantica francese, da solo, senza nessun tipo di sostegno (neppure economico), ha del miracoloso. Anonyme, infatti, ha ricoperto un bunker della seconda guerra mondiale con un mosaico composto da centinaia e centinaia di specchietti.
Gli ci è voluto un anno e mezzo di lavoro per completare i 350 metri quadri di superficie della casamatta. Abbandonata dai tempi della famosa battaglia di Dunkerque. L’installazione permanente si chiama “Réflechir”.

“Questo lavoro- scrive l’artista nel sito internet dedicato all’intervento - iniziato nel marzo del 2014, 70 anni dopo la costruzione della linea difensiva tedesca tra le dune della Fiandra, si inscrive nella tradizione della Land Art, ma con una dimensione estetica e politica propria.”
La bellezza della costa nord della Francia è leggendaria. Ci sono le maree, spiagge che sembrano infinite e la forza degli elementi quando si fa sentire sembra non conoscere confini. Ma quella magnifica striscia di costa è stata anche consegnata alla Storia dalle battaglie della Seconda Guerra Mondiale. A Dunkerque, ad appena una manciata di chilometri dal confine con il Belgio, si svolse l’“Operazione dynamo” che costò la vita a tanti soldati ma che segnò anche un importante punto a favore delle forze anglo-francesi. A ricordo di quello che successe, la città conserva 32 bunker che punteggiano la sua costa. Ormai decadenti.
“Questi edifici abbandonati- continua- svuotati d'ogni senso sono immagine della Storia dalla quale sono stati creati; sono rifiutati-rimossi dalla città e dalla memoria“.
Un bunker è una costruzione dal design pesante ma ricoperto di specchietti diventa vezzoso, sfavillante come le luci stroboscopiche di una festa d’altri tempi. Un’unica parete riflettente, probabilmente lo farebbe scomparire nel paesaggio, ma un mosaico di specchi, con le loro minute differenze d’angolazione, lo amplifica, lo rende vibrante. Senza cancellare la solida morbidezza architettonica di questo tipo di costruzione e il suo essersi adattata alla sferzante forza dei venti e dell’Oceano. “Diventa una superficie mobile che, in ogni minuto, cambia apparenza, riflettendo il cielo e il paesaggio”.  (via Vandalog Ekosystem)

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