La designer Pao Hui Kao che crea mobili con carta da lucido, acqua e colla di riso

All photos © Pao Hui Kao

All photos © Pao Hui Kao

La designer Pao Hui Kao crea delle affascinanti strutture bianche simili ad alveari. A seconda della complessità le tramuta in piccoli mobili, sgabelli, lampade, scaffalature. Sono tutte fatte di carta da lucido, acqua e colla di riso.

Originaria di Taipei, Pao Hui Kao abita a Eindhoven nei Paesi Bassi, ma parte della sua ricerca l’ha dedicata a elementi tradizionali della cultura giapponese. Con in testa la sostenibilità ambientale del design, sul suo sito dice di essere “interessata a diversi settori” tanto da poter essere definita anche “artista e ricercatrice”.

La sua linea di mobili artiginali in carta nasce quando si accorge di essere allergica ad alcuni pigmenti e composti usati per il rivestimento dei mobili. Così decide di creare delle strutture semplici e naturali caratterizzate dal piacevole ripetersi delle imperfezioni nella tessitura della carta. Che Hui Kao definisce anche solide.

A trasformare un materiale fragile ed etereo in qualcosa di flessibile e forte sarebbe l’abitudine di bagnare ogni foglio prima di metterlo sullo stampo: “L'acqua di solito non è la benvenuta nel mondo della carta- ha detto- Mi sono reso conto, tuttavia, che quando l'acqua viene assorbita dalla carta, porta energia alla sua struttura interna ".

Sia come sia Hui Kao con carta da lucido acqua e colla di riso riesce a creare un vasto numero di mobili. Solo gli sgabelli hanno bosogno della resina per fare il loro compito.

Pao Hui Kao condivide i suoi progetti sull’ account instagram. (via Colossal)

"C'è una nuvola!" carta e colla di riso, 550 x 550 x 45 centimetri

"C'è una nuvola!" carta e colla di riso, 550 x 550 x 45 centimetri

"Non penso che sia un loto!" carta, colla di riso e resina, 60 x 50 x 55 centimetri

"Non penso che sia un loto!" carta, colla di riso e resina, 60 x 50 x 55 centimetri

“Facciammo le rughe!” carta e colla di riso, 400 x 200 x 45 centimetri

“Facciammo le rughe!” carta e colla di riso, 400 x 200 x 45 centimetri

"Forza dalla carta", carta e colla di riso, 45 x 40 x 45 e 55 x 50 x 65 centimetri

"Forza dalla carta", carta e colla di riso, 45 x 40 x 45 e 55 x 50 x 65 centimetri

L’artista Nevin Aladag che trasforma i mobili antichi in strumenti musicali

Nevin Aladag, "Round Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Round Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Ci sono tavolini intarsiati, appendiabiti e divani d’epoca. Qualche sedia dal design primo novecentesco. E’ la “Music Room” (Stanza della Musica) dell’artista tunisina di nascita ma tedesca d’adozione, Nevin Aladag.
Potrebbe sembrare inappropriato come titolo, non fosse che ogni mobile suona alla perfezione.

Nella maggior parte dei casi, gli arredi si sono trasformati in elementi a corda ma ci sono anche delle pentole che hanno assunto la funzione di tamburi e uno stendibiancheria a cui sono state applicate delle campanelle. Una vera e propria orchestra, che Nevin Aladag ha creato con l’aiuto di artigiani specializzati, nella costruzione e il restauro di strumenti musicali.
Tutto è rimasto uguale a se stesso ma non ha più la funzione che aveva prima. E chi è intorno a queste sculture, deve regolarsi di conseguenza: per suonare bisogna cambiare la postura, rapportarsi in modo diverso agli altri musicisti e allo spazio. Anche il suono esce fuori in un altro modo.

“Music Room” è un’installazione dotata di una buona dose di verve e ironia.

Nevin Aladag ama usare la musica nelle sue installazioni, per parlare dei temi che le sono cari: immigrazione, senso di identità, cambiamento. Secondo lei la musica è un elemento duttile delle nostre vite. Qualcosa che si può spostare e portare con se. Qualcosa che supera le barriere culturali.

“In questo modo Aladag introduce la nozione di confine che si intreccia con l'identità e la natura effimera dei segni che rappresentano le identità- scrive il critico Dirk Snauwaert sulla biografia che la galleria Wentrup dedica all’artista tunisino-tedesca-  in un fluire che da’ al suo lavoro il proprio posto nel dibattito sulle questioni di cultura e globalizzazione.”

Attualmente l’installazione “Music Room” è in mostra ad Atene in occasione di “Documenta 14” (dove i mobili-musicali vengono regolarmente usati per un programma di concerti). Ma gli impegni importanti di Nevin Aladag per questa stagione non finiscono qui, perché l’artista parteciperà anche alla Biennale di Venezia 2017 “VIVA ARTE VIVA” che da domani sarà aperta al pubblico (fino al 26 novembre).

Nevin Aladag, "Bench (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Bench (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Hanger Harp (from the serie Music Room)", 2014 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Hanger Harp (from the serie Music Room)", 2014 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Harp (from the serie Music Room, Brussels)", 2015 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Harp (from the serie Music Room, Brussels)", 2015 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Lyra (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Lyra (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Music Room", 2017, Documenta 14, Athens; ODEION © Mathias Voelzke

Nevin Aladag, "Music Room", 2017, Documenta 14, Athens; ODEION © Mathias Voelzke

I mobili classici che sembrano photoshoppati di Sebastian Brajkovic

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Il designer olandese Sebastian Brajkovic crea degli strani mobili. A cavallo tra arredamento e scultura, tra arte e design. Si tratta più spesso di sedute, classiche nella foggia, ma completamente deformate. Come se, invece di oggetti reali, fossero solo fotografie modificate in digitale.

Insomma, Sebastian Brajkovic porta nella vita reale alcune peculiarità del design digitale e quindi dell’universo dell’immagine. I modelli di sedie o divani che sceglie risentono del gusto francese (vive a Parigi e la Francia è la sua patria d’adozione), ma li tramuta in qualcosa di completamente diverso. Come se fossero costruiti con un materiale sintetico cui si può cambiare forma solo tirandolo.
E’ talmente accurato nel farlo che persino i motivi floreali delle stoffe seguono il curioso mutare delle forme.

Non a caso con la serie “Lathe”, il designer si è guadagnato presenze e musei e gallerie d’arte.
Il lavoro di Sebastian Brajkovic fa parte delle collezioni permanenti del Victoria and Albert Museum di Londra e del Museum of Art and Design di New York. Sul grande portale Artsy si possono trovare altre immagini dei suoi spettacolari mobili.

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