Biennale di Venezia 2019| Il 'Mondo Cane' di Harald Thys e Jos de Gruyter che hanno riempito il Padiglione del Belgio di fantocci che si muovono e parlano da soli

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Con i loro movimenti goffi e ripetitivi, il look retrò, le bambole di Harald Thys e Jos de Gruyter, sembrano un po’ i personaggi di un presepe. Ma la mostra ‘Mondo Cane’ del Padiglione Belgio alla Biennale di Venezia 2019, non parla di una nascita (e con essa di futuro) ma della nostra ossessione per il passato. Della paura dei cambiamenti che ci paralizza e ci rende incapaci di creare.

Appena arrivati nel padiglione si incontrano dei pupazzi che svolgono mestieri tradizionali europei: un pizzaiolo, una donna che lavora a maglia, un arrotino ecc. Si muovono quanto basta per giustificare il loro ruolo. Sono meticolosi. I visitatori non possono mischiarsi ai fantocci ma gli si possono avvicinare, simpatizzare con loro. Basta percorrere qualche passo, tuttavia, per incontrare altre bambole, isolate dal pubblico con delle sbarre. Anche loro di solito compiono un’azione, ma molto meno frequentemente. Sono personaggi strani questi ultimi, una raccolta di figure pittoresche che dalla dimensione popolare, semplice, buffa, scivola nello humor nero e induce inquietudine.

"Al centro dell’edificio-spiega il materiale messo a disposizione dal Padiglione Belgio- vi sono artigiani - come un calzolaio, uno scalpellino, un filatore...- che svolgono coscienziosamente i rispettivi mestieri. Gli spazi laterali del padiglione sono un mondo parallelo popolato da teppisti, zombie, poeti, "psicotici, folli ed emarginati."

Harald Thys e Jos de Gruyter hanno scelto di separare la sala principale dagli spazi comunicanti, anche per accentuare l’impressione di entrare in un claustrofobico museo del folklore. Che, in realtà, è una metafora della nostra società. Una comunità ripiegata su se stessa in cui la tradizione, secondo gli autori, è una corazza difensiva.

Parallelamente all'esposizione ci sono una pubblicazione e un sito web. Il giornale si intitola Mondo Cane e consiste in una raccolta di articoli, a caso, in olandese, inglese, francese, tedesco o italiano. Il sito mondocane.net , invece,consente ai visitatori di navigare in modo casuale attraverso centinaia di video selezionati dagli artisti.

La mostra ‘Mondo Cane’ di Harald Thys e Jos de Gruyter è curata da Anne-Claire Schmitz. Il Padiglione del Belgio è ai Giardini e si potrà visitare per tutta la durata della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (fino al 24 novembre 2019).

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Biennale di Venezia 2019| 'Cosmo-Eggs' il Padiglione Giappone che parla d'ecologia. Tra tsunamiishi, racconti di antichi miti e flauti che suonano da soli

Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Come una partitura a quattro mani in cui le immagini dell’artista Motoyuki Shitamichi si confondono con le parole dell’antropologo Toshiaki Ishikura e con la musica del compositore Taro Yasuno. Mentre lo spazio espositivo, ridisegnato dall’architetto Fuminori Nosaku, contribuisce a far convivere in modo armonico le opere tra loro. In sintesi la mostra Cosmo-Eggs, presentata dal Padiglione Giappone per la Biennale di Venezia 2019., è una riflessione corale sul rapporto che lega uomo e ambiente.

Al centro della riflessione, ovviamente c’è il cambiamento climatico e le ricadute che l’opera dell’uomo può avere sul pianeta e sulle altre creature che lo abitano. Ma il Giappone sceglie di declinare il tema in chiave locale, lasciandosi ispirare dalla forza devastante dello tsunami. O meglio da quello che ne resta: le tsunamiishi (letteralmente rocce dello tsunami).

Usate dalle comunità costiere come confine invalicabile oltre il quale costruire sarebbe pericoloso, le tsunamiishi, più spesso sono opera dell’uomo ma a volte vengono spinte sulla costa dalla profondità dell’oceano dallo tsunami stesso. L’artista Motoyuki Shitamichi ha fotografato queste rocce, che appaiono ad un tempo simbolo e ammonimento. Luogo di memoria collettiva dove speranza e tragedia si confondono. Shitamichi fa prevalere la prima raccontandoci attraverso le immagini come la natura se ne sia riappropriata. E di come adesso, ospitino piante e colonie di uccelli migratori.

Al centro del padiglione c’è un divano gonfiabile arancione che si estende fino al piano terra. Ad entrambi i livelli è possibile sedersi, o coricarsi. Ma anche questo momento di riposo ha una sua conseguenza sull’ecosistema dello spazio espositivo. Il divano, infatti, è stato immaginato come un polmone che, collegato con dei tubicini ai flauti dolci appesi al soffitto, gli da fiato, producendo dei suoni. Il compositore Taro Yasuno ha chiamato la melodia che ne viene fuori Zombie Music e ha fatto in modo che richiami il canto degli uccelli.

E’ comunque impossibile sentire la strana musica di Yasuno senza ascoltare i racconti dell’antropologo Toshiaki Ishikura che parla di miti e credenze relativi allo tsunami in varie regioni asiatiche.

"Le immagini delle rocce, in ciclo distinto e continuo- spiega il curatore Hiroyuki Hattori- mentre la musica Zombie autogenerata cambia costantemente ritmo e timbro causano intrecci differenti di coesistenza che pervadono spazi molteplici A tratti video, musica, testo e spazio costituiscono un unicum armonioso ; di contro, si avvertono momenti di dissonanza in cui gli elementi confligg ono e si ergono l’uno a contrastare l’altro."

La mostra Cosmo-Eggs del Padiglione Giappone si discosta da quella messa in scena nella precedente edizione della Biennale senza dimenticare, tuttavia, di riflettere sul rapporto che lega uomo e ambiente, insediamenti abitativi e spazi naturali. Si può vederla ai Giardini.

Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: artbooms

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: artbooms

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: artbooms

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Pavilion of JAPAN, Cosmo-Eggs. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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Biennale di Venezia 2019| Con 'Microworld', Liu Wei crea una composizione scultorea di enormi molecole e giganteschi protoni per May you Live in Interesting Times

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

L’artista cinese Liu Wei per la Biennale di Venezia 2019, May you Live In Interesting Times, curata da Ralph Rugoff, ha creato una monumentale composizione scultorea che rievoca il Modernismo. Riproduce molecole, elementi, protoni e altre entità microscopiche, su larga scala. Tanto da far sentire l’osservatore un lillipuziano.

“Microworld” è stata realizzata partendo da semplici lastre di alluminio lucido (va ricordato che Liu Wei ha a libro paga un vasto numero di assistenti a cui delega il lavoro manuale) e isolata da lastre di vetro. In questo modo chi guarda l’opera è costretto a rimanere a distanza. L’illuminazione, forte e geometrica , poi, gioca un ruolo importante nel rispetto che il complesso scultoreo incute. Questo mondo micro, solitamente invisibile a occhio nudo, diventato macro, luccica, congelato e misterioso, come uno spicchio di cosmo, d’un tratto vicinissimo ma comunque irraggiungibile.

“Questo mondo solitamente invisibile a occhio nudo- spiega la guida di May you Live in Interesting Times- stimola la curiosità e l’immaginazione. Il ritratto soggettivo e romanzato che Liu Wei fa della sfera microscopica risulta seducente e drammatico, e le sue dimensioni fanno rimpicciolire lo spettatore, ricordandoci che l’invisibile fa parte dell’ordine di un universo dalla portata sconfinata.”

‘Microworld’ è stata esposta all’Arsenale. Ai Giardini, invece, è stata posizionata Devourment, un’installazione molto diversa, composta di objets trouvés, materiali naturali e creati dall’uomo (tra gli altri: un divano, un armadio, una scultura, libri). Per vedere entrambe queste opere di Liu Wei alla Biennale di Venezia 2109, c’è tempo fino 24 novembre.

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia